NELLO SCANDURRA


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ARGILLE e POESIE

 

Non so cosa facevo ieri,
non so neanche di ieri.
Cammino su nuvole di foglie
che sorridono ai miei passi
svelandomi fra innumerevoli colori
le più svariate forme, animate
ora le une ora le altre
dai raggi di luce passati dalle serrate chiome.
Battiti d’ali accompagnano i canti
e tutto intorno danze e richiami,
nei merletti appena visti
nei desideri corrisposti.
Per me,  che non so neanche di ieri.

 

 

 

 

 

A lei,
cui non chiesi nulla
quando aprì la finestra della vita
sull’azzurro splendente di un mattino
che inondò d’aria fresca 
frizzante,
appena nata,

il buio di una notte
nove volte meditata.

Nasce col sole, l’ombra.
Dietro i tuoi passi veloci s’acquatta
al crescer suo.
 
Ti si insinua dentro quando splendi  con lui,
è già con te
e la intravedi al meriggio.
 
Fedele ti accompagnerà al tramonto,
unendosi a te
sino al riapparir dell’alba.

 

 

 

 

 

L’ onda impetuosa
che un mare inquieto fecondato 
dalla luna
trattiene in sé.
Ne’ mormorii né bisbigli 
alle sue rive
nel ribollir del sole,
ma un rotolar di pietre,
uno scavare il fondo
sì da ritrovar la luce.

Per quel che dovevo
ho dato.
Né il giorno dopo né
quello passato.
Mi è misero il tempo
che il tutto
mi ha misurato.
Amo di quel che amo
i ritmi,
e il loro dolce eterno fluire.
Amo del mare
l’azzurro,
che sfuma nel cielo.
Amo
i tuoi occhi,
che tanto mi han saputo donare.
Amo, e nell’ amore
qui e ora
io voglio tornare

 

 

 

 

 

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se ne sconsiglia l'uso a fini di lucro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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